Scuole Gesuiti in Italia: esempio di “best practices”

di Enrico Sarti

 

Indice:

  1. L’educazione attraverso la scuola come scelta di impegno apostolico della Compagnia di Gesù in Italia.
  2. Le difficoltà presenti nel sistema
  3. Il modello scelto: la fondazione di partecipazione. Le ragioni
  4. Gli elementi essenziali del modello scelto
  5. Un primo bilancio: successi raggiunti e progetti da realizzare

 

Abstract:

Prendendo le mosse dalle ragioni che hanno determinato nella Compagnia di Gesù in Italia la scelta di operare nell’ambito scolastico e dalle criticità comuni a tutti gli enti ecclesiastici che gestiscono attività educative, sono spiegate le motivazioni che hanno condotto ad assumere come modello la “fondazione di partecipazione” della quale si espongono, poi,  gli elementi essenziali.

Un primo bilancio dell’attività compiuta consentirà di segnalare i successi raggiunti ed i progetti da realizzare.

L’abbandono di comode ma inadeguate prassi e la scelta di adottare innovativi modelli si riveleranno essere le “best practices”  di un  ambizioso progetto strategico sottoposto a continue verifiche ed aggiornamenti.

 

  1. L’educazione attraverso la scuola come scelta apostolica della Compagnia di Gesù in Italia.

Una ragionevole presentazione della esperienza della Compagnia di Gesù in Italia riguardo alla scuola, esperienza che possa rappresentare una “buona pratica” richiede preliminarmente la comprensione della ragione per la quale si è scelto questo ambito operativo.

In altri termini occorre definire perché la Compagnia di Gesù decide di dedicarsi all’attività educativa e quali sia la missione e la sua identità propria.

La Compagnia di Gesù ha acquisito una secolare esperienza in questo campo e continua a offrire il proprio contributo a livello mondiale.

Anche la Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù  ha maturato una sua esperienza. Nel corso degli ultimi trent’anni ha compiuto un cammino di riflessione e di trasformazione riguardo al proprio agire educativo, caratterizzato dalla duplice fedeltà all’ispirazione originaria e alle esigenze della storia in continuo cambiamento.

In questa riflessione ha maturato la convinzione che i collegi continuano a costituire strumenti apostolici importanti e significativi in quanto consentono di interagire non solo con i giovani, ma anche con i docenti e le famiglie.

E’ emerso tuttavia con evidenza che l’azione educativa attraverso i collegi – plessi scolastici che forniscono offerta formativa dalla scuola dell’infanzia alla secondaria –  può essere significativa solo se effettivamente espressione del carisma della Compagnia, con una sempre più chiara specificità e valenza apostolica nella consapevolezza che una risposta valida alla sfida educativa sia quella ispirata dal carisma particolare della Compagnia di Gesù nata dall’esperienza spirituale di Sant’Ignazio.

La necessità di precisare identità e missione di una scuola ignaziana oggi, in relazione al contesto nella quale essa si colloca ha occupato gli ultimi dieci anni con un’intensa riflessione.

Per identità si intende che cosa sono o vogliono essere i collegi ignaziani in rapporto alla loro tradizione secolare e in dialogo con le sfide educative di oggi.

La missione indica il compito che oggi li attende, il servizio che intendono svolgere per tradurre in storia la loro identità e la loro ispirazione.

Non interessa riferire in questo contesto i risultati del percorso compiuto ma è necessario dare conto del suo compimento in quanto costituisce il primo ineludibile passaggio  per una “buona pratica” nell’attività educativa.

 

  1. Le difficoltà presenti nel sistema

La situazione dei collegi della Compagnia di Gesù era comune negli ultimi dieci anni a quella della quasi totalità delle scuole gestite da enti ecclesiastici e presentava alcune evidenti criticità che rendevano incerta la possibilità di mantenere lo specifico educativo dei collegi ed anche la loro stessa esistenza.

Senza dubbio la non completa attuazione della parità scolastica secondo i condivisibili principi della L. 62/2000 costituiva uno degli agenti esterni non favorevoli.

Inoltre esistevano ragioni interne comuni alle scuole paritarie gestite dalla Compagnia di Gesù in Italia  che a volte sembravano insuperabili.

In estrema sintesi le difficoltà individuate nel sistema possono essere così riassunte:

  • la drastica riduzione numerica dei gesuiti che potevano essere impegnati direttamente nell’attività di insegnamento e direzione dei collegi con il rischio che il carisma dell’opera non fosse più manifestato nella sua completezza con evidente perdita di identità,
  • la governance di un ente ecclesiastico non prevede di norma organi distinti secondo le funzioni di indirizzo strategico, di gestione e di controllo ed è, quindi, una governance troppo semplificata ed inadeguata per la gestione di una attività complessa come quella scolastica;
  • le risorse economiche limitate a fronte di costi maggiori sia per la necessità di personale quasi esclusivamente laico da retribuire sia per i notevoli ed onerosi lavori di ristrutturazione degli edifici scolastici rendevano insostenibile economicamente l’attività.

Si è quindi imposta la necessità di compiere determinati passi sulla via del cambiamento: chi ha a cuore un progetto non si ferma davanti alle difficoltà, pur ingenti, ma inventa soluzioni.

Fattore determinante in questa prospettiva è stato per la Compagnia di Gesù il continuo approfondimento del significato della collaborazione e della corresponsabilità dei gesuiti e di quelle persone di buona volontà, che si sentono chiamate a condividere la specifica ispirazione della proposta educativa ignaziana e a partecipare a una comune missione.

 

  1. Il modello scelto: la fondazione di partecipazione. Le ragioni

Per individuare il modello più adeguato alla gestione dei diversi collegi della Compagnia di Gesù in Italia le esperienze consolidate di realtà ecclesiastiche in paesi esteri hanno offerto significative indicazioni.

Quanto gli ordini religiosi hanno ormai da decenni adottato nei paesi anglosassoni ha costituito un interessante esempio. L’analisi compiuta del trust così come utilizzato nel Regno Unito si è rilevata una concreta e positiva esperienza nell’ambito dell’attività educativa svolta da una congregazione religiosa ed una effettiva risposta alle sfide e criticità sopra illustrate: la tutela del carisma è assicurata dalla presenza nel board di autorevoli membri designati dall’istituto religioso (in maggioranza o con diritto di veto sulle scelte strategiche); la governance dell’opera appare adeguata alla complessità dell’attività gestita e prevede una chiara distinzione tra funzione di indirizzo e di gestione, un definito sistema di deleghe e di responsabilità, un completo modello organizzativo.

Analoghe riflessioni sono state tratte dall’analisi dei modelli delle scuole degli Stati Uniti, della Spagna, Francia, Irlanda.

La traduzione convincente nell’ordinamento italiano di questo istituto giuridico è stata individuata nella fondazione ed in particolare nella fondazione di partecipazione.

Le ragioni di questa scelta sono state molteplici ed è stata  parte essenziale del percorso compiuto la loro esplicitazione proprio per avere la conferma e consentire la verifica del disegno strategico che si andava delineando. Anche questo modo di procedere costituisce senza dubbio una “buona pratica”.

Sempre in maniera sintetica le ragioni che hanno determinato la scelta del modello possono essere riepilogate in:

  • Riconoscere ed assumere la fragilità attuale del sistema;
  • Rendere sostenibile nel tempo l’attività educativa dei collegi, altrimenti impraticabile;
  • Ampliare l’apostolato educativo della Compagnia di Gesù, favorendo la possibile adesione anche di altri soggetti;
  • Assicurare maggiore qualificazione del carisma e quindi della identità ignaziana;
  • Passare dai singoli collegi come opere “autonome” a una realtà di settore condotto e gestito con modalità omogenee, nella valorizzazione di particolarità ed esigenze dei contesti locali;
  • Ottenere interazione dei collegi con la struttura della Fondazione, in modo organizzativamente regolato,
  • Promuovere il coinvolgimento e partecipazione delle realtà locali alla riflessione e alla formulazione delle linee “strategiche” (attraverso le interazioni previste).

In altri termini la fondazione di partecipazione è stata ritenuta lo strumento elettivo per assicurare un’azione coordinata e sinergica di tutte le istituzioni educative ignaziane sul proprio territorio in un sistema unitario.

Nell’istituire la Fondazione Gesuiti Educazione, le si è attribuita come missione quella di salvaguardare nel tempo e sviluppare in modo creativo l’identità, le risorse umane e il patrimonio materiale delle istituzioni educative della Compagnia di Gesù, facendosi garante del loro rinnovamento e della loro sempre maggiore qualificazione ignaziana, in uno stile di crescente corresponsabilità tra gesuiti e laici.

Nello stesso tempo la Fondazione si pone come punto di riferimento e interlocutore per la Compagnia di Gesù nei riguardi di altre istituzioni educative meritevoli di sostegno nel territorio italiano che vogliano ispirarsi ai principi e metodi della pedagogia ignaziana.

La fondazione di partecipazione è stata ritenuta molto adatta non soltanto per gestire direttamente opere, ma anche per coinvolgere soggetti terzi nel raggiungimento delle proprie finalità e per costituire tra i suoi membri – che pure mantengono la propria autonomia tanto che la fondazione non esercita attività di direzione e coordinamento operando come controllante rispetto ai singoli collegi ma piuttosto quella di supporto strategico ed operativo alle scuole – una virtuosa rete in vista del raggiungimento di obbiettivi comuni ritenuti strategici secondo un piano pluriennale condiviso.

 

  1. Gli elementi essenziali del modello scelto

Costituiscono elementi essenziali e distintivi della Fondazione Gesuiti Educazione: la mission, la distinzione dei vari Membri della fondazione, l’individuazione e l’articolazione degli organi.

Un loro rapido esame è senz’altro utile per comprendere in maniera più approfondita le “buone pratiche” adottate.

La Mission della Fondazione si esplica in iniziative proprie e nel sostegno a iniziative promosse da istituzioni di educazione, istruzione e formazione, singole o in rete, che abbiano carattere apostolico e che mirino all’approfondimento del carisma ignaziano nei seguenti ambiti:

  • Politiche educative  ed  offerta formativa,
  • Formazione delle principali figure professionali,
  • Pedagogia e didattica,
  • Pastorale,
  • Management scolastico e modelli organizzativi,
  • Comunicazione strategiche.

I Membri della Fondazione

I membri della Fondazione si dividono in:

  • Fondatori Promotori;
  • Partecipanti Sostenitori;
  • Partecipanti.

Fondatori Promotori sono  gli enti ecclesiastici della Compagnia proprietari degli immobili in Italia dove si svolgono attività scolastiche.

I Partecipanti Fondatori sono ammessi con delibera del Consiglio di Amministrazione della Fondazione.

A questa categoria appartengono i Collegi che sono direttamente gestiti come “opera propria” da parte della Compagnia.

Alla categoria dei Partecipanti potranno appartenere istituzioni educative, scuole e Collegi che non sono direttamente gestiti dalla Compagnia ma che hanno ottenuto la “certificazione della qualità ignaziana” previo svolgimento delle visite di accompagnamento compiute secondo le modalità individuate dallo stesso Consiglio di Amministrazione e che s’impegnano ad aderire al modo di procedere della Fondazione ,

La precisa definizione delle condizioni di ammissione e di permanenza dei Membri nella Fondazione e le modalità di partecipazione attiva dei Membri ai processi di funzionamento hanno trovato nel Regolamento adottato dalla Fondazione la loro disciplina.

Anche se il tempo per giungere alla definizione di tutti questi aspetti non è stato breve né il lavoro compiuto semplice è indubbio che la predisposizione del Regolamento ha costituito una delle iniziali azioni più significative per coinvolgere i vari Collegi in una nuova modalità di collaborazione e corresponsabilità a loro ignota e lontana dalle precedenti prassi.

Gli organi della Fondazione

Sono organi della Fondazione secondo lo statuto:

  • il Consiglio di Amministrazione –  i cui membri sono nominati per la maggioranza dal Provinciale d’Italia della Compagnia di Gesù e per il resto  scelti  da nominativi proposti dai Membri della Fondazione –  al quale sono affidate funzioni di indirizzo strategico con valenza istituzionale;
  • il Comitato Esecutivo di Gestione, che ha funzione di gestione ed esecutiva dei piani programmatici;
  • il Presidente, nominato dal Provinciale d’Italia della Compagnia di Gesù;
  • il Direttore che assicura l’esecuzione delle delibere del Consiglio di Amministrazione, il coordinamento tra organi ed il buon andamento dell’attività operativa;
  • l’Assemblea dei Membri della Fondazione che formula pareri consultivi e proposte su attività, programmi ed obbiettivi della Fondazione e ;
  • l’ Organo di Controllo che ha i compiti di vigilanza sul rispetto della legge, della corretta amministrazione ed anche il controllo contabile.

Nella definizione degli organi sono state compiute scelte ben definite che vale la pena di segnalare.

Si è innanzitutto optato per la prevalenza della collegialità assegnando le funzioni di indirizzo strategico e di gestione non ad organi  monocratici ma collegiali. La ragione di questa scelta risiede principalmente nella consapevolezza che attività complesse come quella scolastica richiedono risposte adeguate che difficilmente possono essere date da singoli soggetti; le criticità evidenziate nelle esperienze precedenti con la figura del Rettore plenipotenziaria ha condizionato in senso positivo la decisione.

Nella definizione, poi, dei profili dei componenti i vari organi è stata data attenzione a precisare competenze specifiche considerando (i) carisma di istruzione ignaziana, (ii) modello organizzativo, (iii) aspetti contabili e fiscali, privilegiando persone che possiedano significative competenze nel campo pedagogico-didattico, della formazione, delle attività gestionali relativi ad istituzioni complesse.

Infine si è inteso valorizzare il ruolo essenziale di laici competenti e dotati di elevata professionalità, assegnandogli non ruoli di semplici collaboratori ed esecutori, ma di effettivi corresponsabili.

Questa scelta è significativa e rara in un ordine religioso e svela l’avvenuta comprensione sia dei propri limiti cioè della mancanza di risorse umane competenti al proprio interno, sia della definizione dell’ambito (quello carismatico) nel quale il proprio apporto rimane essenziale.

E sarà nella fedele ed effettiva attuazione nel tempo di questa virtuosa modalità con cui è stata accolta la  sfida posta dai cambiamenti degli ordini religiosi che passerà buona parte del successo  dell’impresa: soltanto se l’ente religioso non cadrà nella tentazione di ripiegamento interno con negativo ritorno dalla corresponsabilità alla semplice collaborazione con laici competenti, l’attività iniziata dalla Fondazione potrà avere un futuro positivo e raggiungere gli obbiettivi posti.

 

  1. Un primo bilancio: successi raggiunti e progetti da realizzare.

L’attività fino ad ora compiuta dalla Fondazione Gesuiti Educazione consente di evidenziare quali siano stati i risultati positivi ottenuti e quali i progetti da sviluppare nel prossimo futuro.

I successi raggiunti

I)- Costituisce un successo raggiunto dalla Fondazione Gesuiti Educazione la predisposizione del Regolamento che disciplina l’ammissione, la permanenza e le modalità di partecipazione dei Membri alla Fondazione e la sua  effettiva attuazione.

Lo strumento scelto della “fondazione di partecipazione” richiede un necessario periodo di rodaggio e la chiarezza delle regole di ingresso, permanenza ed attività si sono rilevate determinanti.

II)- Parimenti ha contribuito alla crescita della identità della Fondazione l’attivazione di team di progetto di supporto ai vari Membri per la revisione della propria governance: la Fondazione ha potuto così offrire professionalità specifiche a servizio dei propri Membri e della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù per accompagnare il  necessario lavoro di progressivo adeguamento e trasformazione della propria organizzazione e forma giuridica senza i quali tutto il sistema rimarrebbe incompiuto.

III)- Essenziale e determinate è stata, infine, la decisione di costituire una apposita Commissione che ha avviato una attenta analisi delle modalità di formazione del personale docente e non docente compiute negli ultimi dieci anni nei vari collegi in vista di un miglioramento nella continuità dello strumento (un Centro di formazione) fino ad oggi utilizzato a tale fine: l’investimento per il continuo aggiornamento in quello che costituisce l’oggetto sociale, la mission della Fondazione è a volte tema dimenticato ma invece imprescindibile per mantenere una chiara identità e obbiettivi strategici definiti e coerenti.

I progetti da realizzare

Rimangono ancora progetti da realizzare che rivestano una indubbia urgenza.

a)- La predisposizione di linee guida sulle prassi gestionali relative a bilanci, principi contabili e tenuta della contabilità ordinaria e analitica, controllo di gestione, prassi contrattuali e di gestione delle risorse umane, non può essere rimandata se si intende  sopperire ad evidenti carenze dei Collegi che compromettono la sostenibilità economica dell’attività scolastica.

b)- L’attività di fund raising è tra gli scopi della Fondazione al fine di trovare risorse (umane, materiali e immateriali a favore dei progetti destinati anche ai singoli collegi) attivando  strumenti quali  eventi, campagne ed iniziative specifiche di raccolta fondi ed accesso a finanziamenti internazionali, europei, statali, regionali, nonché provenienti da altre fondazioni.

L’esiguità del fondo di dotazione e di gestione scelta all’atto della costituzione comune nella realtà odierna a molte fondazione rende questa attività determinate per la sussistenza della Fondazione che dopo una prima fase di analisi dovrà necessariamente attivare scelte operative attraverso risorse interne da rinvenire sul mercato o ricercando all’esterno i validi supporti.

c)- La gestione, valorizzazione e l’indirizzo del patrimonio dei Collegi in ottica unitaria è altro progetto urgente da realizzare.

I Collegi, singolarmente presi, non sono in grado di sostenere con le loro singole forze un progetto innovativo didattico e formativo capace di rispondere alle complesse sfide mentre un progetto unitario dello sviluppo dei Collegi, porta necessariamente a prendere in considerazione una visione unitaria della disponibilità del patrimonio che in passato era afferente a singoli Collegi.

Peraltro gli edifici scolastici richiedono costanti manutenzioni e non rari e costosi adeguamenti imposti dalla normativa in tema di sicurezza.

Il patrimonio vincolato al “perimetro del sistema collegi” dovrà rendere sostenibile e qualificare il “sistema collegi”, attraverso le politiche,  gli indirizzi i servizi, e le verifiche offerti della Fondazione.

 

Conclusione

L’esperienza della Fondazione Gesuiti Educazione fornisce delle “best practices” per la gestione dell’attività scolastica da parte di enti ecclesiastici.

Il coraggio di abbandonare comode ma inadeguate prassi e la scelta di adottare innovativi modelli facendo tesoro dell’esperienze consolidate di realtà ecclesiastiche in paesi esteri costituiscono gli elementi portanti di un articolato ed ambizioso progetto strategico sottoposto a continue verifiche ed aggiornamenti.

[Il presente articolo è stato pubblicato su Non Profit Paper, 2/2015]

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